mercoledì 16 luglio 2014

Simone Puorto - Hotel Marketing Geek

Il personaggio che andiamo a intervistare oltre ad essere un carissimo amico è anche un professionista stacanovista come pochi. Negli ultimi anni il WHR ha reso note le sue capacità ad un pubblico sempre più vasto.
Un professionista con delle doti umane strepitose.
Alcuni progetti sono ancora Top Secret ma che sveleremo quanto prima. Altri sono stati già un recente successo come l'ebook "Point Break il giusto equilibrio tra prenotazioni dirette e indirette"  scaricabile "A GRATIS" come diciamo noi terroni.  Poche chiacchiere e diamo il via alla lettura. 


"Fare o non fare, non c'è provare" -Simone Puorto ovvero Yoda Jedi Junior.

1)Simone ci parli un po' di te e della tua gavetta?


Ho iniziato a lavorare in hotel a 19 anni, durante il primo anno di Università.
Come sai l'hospitality è uno di quei mestieri che ti entrano nel sangue, lo ami o lo odi e io nel giro di poco ho iniziato a passare più tempo studiando forecast che Nietzsche... C'est la vie.
Tipica gavetta operativa: Front Office Manager, MICE organizer, Sales Executive, poi verso il 2004 ho iniziato a interessarmi in maniera quasi esclusiva di distribuzione on-line e marketing.
Erano tempi ancora relativamente vergini, almeno in Italia: considera che AdWords era stato lanciato da una manciata di anni, TripAdvisor era stato da poco acquistato da un'azienda satellite di Expedia, Venere aveva appena raggiunto quota un milione di prenotazioni e così via.

Ho potuto sperimentare parecchio, avendo la possibilità anche di fallire e imparare dai miei sbagli senza ripercussioni troppo pesanti; come dice Catmull, co-fondatore della Pixar, "Fail early and fail fast".

Non credo che chi faccia il nostro lavoro oggi abbia le stesse opportunità di muoversi per tentativi empirici.

Diciamo che sono stato fortunato: mi sono trovato nel mezzo della dotcom explosion con sulle spalle già qualche anno di esperienza e ancora relativamente giovane (nel 2004 avevo 25 anni).
Nel 2009 la prima esperienza come General Manager: 40 camere budget hotel a Roma devastato da una gestione sbagliata, una vera sfida.

Dopo il primo anno l'hotel generava di nuovo profitto, con un incremento di revenue del 25% e una diminuzione dei costi distribuzione del 30%.
Il successo di quella gestione convinse il proprietario a lanciare un altro progetto: un Boutique Hotel in zona Opera, un'apertura massacrante che mi ha insegnato molto su come si gestisce una start-up ma che mi ha dato grandissime soddisfazioni, Top Five su TripAdvisor Roma per mesi e 75% di direct booking in un periodo nel quale la parola "disintermediazione" significava ancora qualcosa.
Ho lasciato la Direzione all'inizio del 2012 per occuparmi di quello che mi interessava maggiormente, ovvero il marketing.
Ho ricevuto una proposta da WIHP e sono ormai due anni e mezzo che lavoro con loro, occupandomi di una cinquantina di clienti in giro per il mondo.
E' un lavoro molto stimolante e te lo dice uno che non riesce a rimanere in un'azienda per più di uno o due anni.

Da qualche mese vivo a Parigi ma buona parte dell'anno la continuo a passare in giro per hotel, in taxi o in aeroporto...


2)Hai qualche esperienza che porti sempre con te?

Tantissime.

Soprattutto nel periodo che mi occupavo di MICE ho visto cose folli.

Quando ci sono in ballo contratti da diverse decine di migliaia di euro al giorno capisci cosa significa veramente lavorare sotto pressione.
Ricordo che una volta non sono rientrato a casa per 10 giorni filati per seguire un evento farmaceutico, con una media di 2-3 ore di sonno a notte.

Un grande evento può coinvolgere fino a un centinaio di dipendenti (tra fissi e extra) e l'empatia verso il tuo staff è fondamentale: non era raro che dovessi passare dal consolare l'housekeeper e le sue crisi di pianto nervose all'urlare a un manutentore abile nello sparire nei momenti meno opportuni nel giro di pochi minuti...

Si impara davvero tanto su come si gestisce il personale e cosa significa veramente essere una squadra.
Quando lasciai quell'impiego scrissi una lettera a tutti e la attaccai in bacheca; sono tornato a trovarli l'anno scorso perché mi avevano chiesto una consulenza esterna e l'ho trovata ancora li, nel posto d'onore dei messaggi.
Sono cose che rimangono nel cuore.
Poi ovviamente l'apertura di una nuova struttura è stata veramente una pietra miliare nella mia carriera, così come il lavorare con mercati cosi diversi come ad esempio quello argentino o nordamericano.


3) Ma di preciso di che ti occupi ti e la tua azienda?

WIHP è una webagency che si occupa di tutto quello che gira intorno al marketing online per un hotel: dal branding ai metasearch, dall'advertising al design: è la tipica soluzione "chiavi in mano".
Io mi occupo dei clienti cosidetti "Premium", ovvero quelli che hanno acquistato, oltre ai tool sopraelencati, anche un servizio più consulenziale, "tailor made".
Potremmo dire che sono una specie di analista: studio gli alberghi e propongo una strategia su misura, coordinando i vari reparti (Traffico, Bloggers, Sviluppatori, Meta, etc.) affinché venga messa in atto e monitorando che gli obiettivi vengano raggiunti.

Buona parte del mio lavoro è poi dedicata allo studio e alla ricerca: i nostri partnernariati importanti (Google, TripAdvisor, Trivago, Sabre, etc.) ci permettono di avere una visione più definita dei trend di mercato ancor prima che si affermino.
Per dirtene una: noi vendevamo TripConnect nel 2011...

Questo si riflette in un'innovazione continua anche in termini di sviluppo: da poco abbiamo lanciato Meta I/O, una piattaforma per la gestione dell'advertising sui metamotori molto semplice e intuitiva: praticamente è un'esperienza utente simile a quella di AdWords ma su TripAdvisor, GoogleHPA, Trivago, etc.
Da un'unica interfaccia puoi gestire tutte le piattaforme meta, impostare budget cap, auto-bidding, etc. il tutto senza onerosi mark-up.
Ci abbiamo lavorato in segreto per un anno, nel nostro laboratorio WIHP X.
C'è un'altra grande novità in arrivo, ma purtroppo non posso parlartene per ora...


4)Ora vivi in Francia, che cosa noi professionisti, manager o proprietari possiamo imparare dai cugini d'oltralpe e cosa possono loro imparare da noi?

Tempo fa ho scritto un articolo sulle differenze tra Italia e Francia in termini di hospitality e l'Italia, aihme, ne esce sconfitta (nota di Sabato. per l'articolo clicca qui). 

Secondo uno studio condotto da PricewaterhouseCoopers, il RevPAR degli hotel parigini nel 2013 è stato di oltre 210,00 euro, contro i 95,00 di Roma. 
Una differenza impressionante, che dovrebbe far riflettere. 

Rispetto all'anno precedente Parigi ha aumentato il tasso di occupazione del 4% e l’ADR del 5%, Roma si è fermata a a un 2% sull’occupazione e solo un 1% sull’ADR. 
Il problema è ovviamente dovuto a come viene visto e gestito il turismo nel nostro Paese, con delle federazioni non al passo coi tempi e con mentalità provinciali e anacronistiche.
In Italia si pagano le parcelle degli avvocati per contrastare la parity rate, mentre le OTA acquistano webagencies e assumono Big Data analysts per offrire offerte sempre più mirate e targettizzate.
Oppure, quando si vuole proprio essere "al passo coi tempi", si apre un portale con i contributi pubblici e questo è scandaloso.
In Francia i soldi vanno nei trasporti, nelle infrastrutture, nel wi-fi gratuito, mentre noi per ristrutturare il Colosseo abbiamo passato la via crucis di un contenzioso davanti al Tar e al Consiglio di Stato durati tre anni.
Il problema è che in Italia si è dalla parte del problema (anti-parity rate, anti-OTA, anti-TripAdvisor) e mai della soluzione.
E se questo è così vero ai vertici, con sottosegretari al Ministero del Turismo più interessati a far viaggiare i cani sui treni che a alleggerire il cuneo fiscale degli hotel chi può mai dare il buon esempio a GM, proprietari e imprenditori?


5) Se il turismo fosse un videogame quale sarebbe?

Quello italiano purtroppo sembra essere sempre più simile alla storia del (in)famoso "E.T. the Extra Terrestrial" per Atari 2600: un flop talmente pesante da costringere l'Atari a sotterrare nel deserto del New Mexico centinaia di migliaia di cartucce invendute...

Oppure sarebbe uno sparatutto, una specie di "Doom" con albergatori contro OTAs e ReviewSites.

Ma se ci rimbocchiamo le maniche allora il turismo italiano può e deve essere un capolavoro del gaming, un'avventura grafica misteriosa ma eccitante alla LucasArt... Ecco, se dovesse essere un videogame allora il turismo sarebbe "The Secret of Monkey Island".
Mi hai fatto forse la domanda perfetta, Sabato, grazie... 

Prego Simone,  il caso ATARI è molto significativo anche per me ci ho scritto qualcosina da qualche parte. Mah poi vedo dove l'ho buttato. (clicca qui)

6)Il tuo motto? 


Lo sai già: "Fare o non fare, non c'è provare" (Jedi Master Yoda)

Simone Puorto
Hotel Marketing Geek
simonepuorto.com

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